Annalisa Ferraris - Architetto
2016-2020 / complesso residenziale ex ASM in Corso Carlo Alberto, Pavia (PV) Italia
Cenni storici
L’edificio è situato nella zona a sud del castello, in cui, si erano andate a costruire tutte le abitazioni di quelle figure legate al lavoro al castello, quali i funzionari di corte. In particolare la strada che oggi conosciamo come Corso Carlo Alberto, era denominata Contrada delle Gabbette, per via nei numerosi alberi, che venivano letteralmente gabati, ovvero potati, e che si concentravano nella piazzetta che fa da angolo tra Corso Carlo Alberto e Via San Fermo. Nel Catasto Teresiano redatto tra il 1751 ed il 1757, il fabbricato risulta nella parrocchia di Santa Maria in Pertica, e sono per esso elencati molteplici proprietari, o affittuari. Una parte del complesso apparteneva già all’Ospedale San Matteo della città di Pavia. Dai dati catastali si evince che l’edificio doveva ospitare alcune botteghe al piano terra e case d’abitazione ai piani superiori. In questo periodo il fabbricato era composto unicamente dall’edificio fronte strada e dalla stalla retrostante, prospettante sul vicolo di Scaldasole. Nel ventennio tra gli anni ’50 e gli anni ’70 di questo secolo la proprietà entrò in possesso della famiglia Belcredi, una delle più importanti famiglie pavesi, già proprietaria di altri immobili siti in città e fuori le mura, tra cui i più famosi sono la Casa Belcredi di Pavia ed il Castello di Montalto Pavese. In particolare diventò proprietario dell’immobile di Corso Caro Alberto, il Conte Antonio Belcredi. L’edificio di Contrada delle Gabbette in cui abitò fino alla morte venne lasciato in eredità all’Ospedale Maggiore di Pavia, insieme a buona parte dei mobili che lo arredavano. Casa Belcredi rimase di proprietà dell’Ospedale San Matteo di Pavia fino alla vendita ai servizi municipalizzati. Verso la fine del ‘700, più precisamente nel 1788, venne inaugurata la nuova nomenclatura stradale e numerazione civica. Nel 1788 la strada che oggi conosciamo come Corso Carlo Alberto, mantenne il suo nome popolare di Contrada delle Gabbette e il fabbricato al n°46 fu indicato con il numero civico 1301-1302. Dopo tre decenni, nel 1823, venne rivista la numerazione viaria, ricca di difetti pratici, e nel 1874 si arrivò ad una tomonomastica definitiva che differisce in pochi casi da quella attuale. Così la nostra via assunse il nome di Corso Cairoli e lo stabile ricevette la numerazione civica n°14. Fu una delle eccezioni sopracitate, perchè, prima dell’era moderna, cambiò di nuovo nome diventando, finalmente, Corso Carlo Alberto n° 46. Con l’avvento dell’800, iniziò anche il rinnovamento della città al fine di rendere ogni via più dignitosa. Strada dopo strada, via dopo via, si demolirono edifici e si ricostruirono, vennero regolarizzate le piazze, allargate le vie, sistemate le pavimentazioni delle contrade, unificati i prospetti delle abitazioni. Così, anche la Contrada delle Gabbette entrò a far parte di questa grande opera e, intorno agli anni ’30 dell’800, l’Amministrazione dell’Ospedale ricevette l’ordine di arretrare la facciata della propria sede per gli uffici. I lavori di arretramento furono richiesti dal Comune di Pavia per due ragioni: la prima fu l’allargamento della contrada delle Gabbette per consentire una migliore viabilità, la seconda fu la necessità di unificare i prospetti interni alle mura in un'unica e dignitosa città, in cui le esperienze medievali e tardo rinascimentali lasciassero spazio alla modernità. Così la facciata della cosidetta Casa Belcredi fu rivoluzionata, furono creati due grandi portali che si sostituirono agli accessi delle botteghe, le finestre si posizionarono in ordini regolari e furono inquadrate in cornici neoclassiche, dove prima potevamo trovare le rimesse ed il fienile affacciati sulla corte civile venne creata una nuova sala per poter rendere continuo il fronte e gli ambienti interni furono riorganizzati per dare senso alla nuova facciata. Non è da escludere che, insieme ai lavori eseguiti sulla facciata, fossero stati ricostruiti i solai che separano i piani di quella parte di edificio che costituisce il fronte strada. I suddetti solai furono realizzati in legno e verniciati di bianco, successivamente vi è stato agganciato un controsoffitto in laterizio intonacato, ma questo ulteriore lavoro risale ad un’epoca molto più recente. Prima della fine del secolo furono installate le inferriate al piano terra su strada ma, dopo pochi anni, nel 1868, furono sostituite per motivi di sicurezza. In quell’anno, infatti, si decise di trasferire in questo stabile anche gli uffici dei Pii Luoghi, così, al posto delle vecchie inferriate, furono installate quelle nuove con spalle in granito. L’intervento più importante, fu la realizzazione di una piccola costruzione sul retro di cui non si conosce né la funzione né la data di costruzione. Nei decenni seguenti il fabbricato fu sede degli uffici dell’amministrazione dell’Ospedale San Matteo e dei Pii Luoghi Uniti finché, il 29 settembre 1934, non fu venduto all’ASM di Pavia (Azienda Servizi Municipalizzati).1 Nel corpo su strada vennero eseguiti diversi interventi per alzare i soffitti del piano terra, che vennero demoliti e ricostruiti ad una quota maggiore con nuove travi realizzate in materiali moderni. Il progetto per i nuovi soffitti che avrebbero reso gli ambienti più ariosi, probabilmente fu seguito solo in parte in quanto è, ancora oggi, possibile vedere i soffitti precedenti. Questi interventi furono dettati, probabilmente, dalla volontà di collocare in questi locali le funzioni aperte al pubblico, come la sala per esposizioni e la sala per il pubblico. Durante gli anni seguenti furono realizzati altri interventi che hanno portato, ad esempio, alla costruzione della parte di edificio sul retro che ha sostituito il grande portico e ad altre aggiunte minori. La funzione dell’edificio è rimasta pressoché invariata fin quando l’ASM non si è trasferita nuovamente.
Opere di ristrutturazione
L’intero complesso è stato acquisito da privato con l’intento di creare unità abitative e uffici. L’intervento di ristrutturazione con cambio di destinazione d’uso è iniziato nel 2016. Si è intervenuti nella parte storica vincolata creando un solaio in più per riutilizzare il piano sotto tetto a fini abitativi. Sull’intero intervento sono state messi in opera tutti quegli apprestamenti che consentissero un risparmio energetico, realizzando contro pareti interne isolate e rivestite in cartongesso e adeguamento dal punto di vista sismico. Personalmente ho seguito la direzione lavori e la progettazione puntuale di alcune parti come la scala in ferro interna per il collegamento al piano in più del fabbricato e la progettazione illuminotecnica delle parte comuni. Le zone sotto i porticati sono state completate con lastre in pietra simili a quelle esistenti, mentre i passaggi secondari sono stati pavimentati con pianelle di cotto recuperate nell’intervento. Le opere di ristrutturazione del complesso si stanno svolgendo ancora allo stato attuale.
Annalisa Ferraris - Architetto
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